Milano, poesia di una città caotica

Milano è una città dominata da un colore: il grigio. Il motivo per cui molti non riescono a sopportarla o a capirla, e passano oltre. Decine, centinaia, migliaia di persone come tanti globuli grigi, scorrendo incessantemente nelle vene sopra e sottoterra di questa megalopoli. Grigio è il colore dei cappotti. E’ un’esperienza comune a tutti qui il freddo che ti chiude in casa e nella solitudine, tanto quanto il freddo nelle persone. Un freddo che ti chiude in te stesso e non ti fa sentire a casa. Grigio è il cielo, come se neanche Dio volesse graziare questa nuova Babilonia, condannandola all’ombra perenne, negandole la visione di Sè. Non stupisce che qualcuno per sè stesso non riesca a vedere altro che nubi nere all’orizzonte, vivendoci. Grigia la polvere che , democraticamente posandosi su tutto, mette anche tutto a dormire sotto una coltre leggera. Cose e persone uniformate da un processo di milanesizzazione che viene dal cielo. Il grigio è quello dei capelli, sotto lo sforzo dello stress quotidiano in una città caotica e frenetica, sempre sul filo dei secondi. Come marionette, l’anima di questa città muove i fili delle vite di milioni di persone legate a doppio filo da lavoro e prospettive future. Il grigio è il colore dell’asfalto che è quasi ovunque. Non puoi sfuggirgli e la preponderante maggioranza delle finestre ha come sfondo un solo colore. Un colore spento e desolato che non ti spinge a guardare e spingerti fuori.

Eppure, quando è sera e le luci si accendono sul Duomo e nelle strade, quando la polvere si posa invece di essere continuamente sollevata dal passaggio di persone, bici, moto, automobili ed ogni sorta di mezzo di locomozione, quando insomma il bailamme fuori e dentro la mente di ciascuno di noi si placa e lascia spazio ai pensieri, alle riflessioni, ai ragionamenti e, finalmente, al silenzio…. allora la vera Milano si fa strada.

Quella che ti incanta con scorci caratteristici, luci soffuse, spettacoli di ogni tipo, arte, cultura, pub nascosti, risate e calore. E’ come se le persone che hanno calcato quel cemento (che le ha trattate assai duramente) avessero lasciato qualcosa di sè in esso e naturalmente, come le maree, ora lui desse indietro, al passante (o meglio passeggiante serale), tutto quello che ha tenuto come un tesoro nascosto per tante ore.

Milano ha un’opportunità per tutti e una risorsa per tutti. Ci sono infinite possibilità: persone attratte qui come da un gigantesco polo magnetico. Cose da scoprire. Attività, spazio per ogni sorta di peculiarità e gusto in ogni ambito della vita. Milano ha qualcosa da dare, di molto personale, a ciascuno di noi. E’ come un buon mentore: ti asseconda e ti può dare ciò che vuoi, ma ti vuole indurre a dare il massimo, ed a mettere alla prova te stesso per capire cosa davvero desideri. Ed a chiederlo. Ed a volerlo. Ed a ottenerlo. Ed a uscire dal guscio e smettere di vivere in modo passivo. Solo così puoi far cadere la maschera grigia e scoprire che c’è una vita vibrante dietro una città in cui sembra si lavori soltanto, ed un cuore pulsante in tante persone che spesso sono solo troppo immerse in quello che fanno per prestare attenzione. E’ vero, non c’è molto da vedere se non il capolavoro europeo del gotico (Il Duomo), il capolavoro mondiale dell’affresco (il Cenacolo), e poco (anche se notevole) altro. Ma questa è una città italiana in controtendenza: la maggior parte delle altre gode di floridità grazie ad un grande passato. Qui tutto vive grazie alla promessa, per tutti ed ognuno, di un grande futuro.

Un futuro che ti devi conquistare, non senza fatica e forza di volontà. Ma Milano non è altro, forse, che una grande metafora di un’esistenza, la nostra. Che non regala niente ma che, se non si perde la fiducia in sè stessi, sa regalare a piene mani tutto ciò che avreste potuto desiderare.

Vivetela, viveteci.

Per non rischiare, non mettersi in gioco, non sperare e limitarsi a vivere tranquilli c’è sempre tempo.

 Joliet Jake